Un m&ælig;stro del noir come Raul Montanari da vent’anni era affascinato da un’idea, quella di accostare l’insegnamento del Vangelo a quello tramandato dai m&ælig;stri Zen. Lunghi studi e molte ricerche giacevano nel cassetto, finché un giovane editore non l’ha spronato a raccogliere in un libro le sue riflessioni e a raccontarle da scrittore, che peraltro si dichiara ateo, anche se la parola giustamente non gli piace (letteralmente “senza Dio” non si confà a chi dimostra di avere tanto interesse per la spiritualità). Il risultato è un piccolo libro affascinante e denso di cultura, “Cristo zen” edito dalla neonata casa editrice Indiana. Il libro insegna molte cose, soprattutto ci fa conoscere in maniera chiara (come certamente non fanno gli addetti ai lavori) la storia millenaria del Buddismo nelle sue varie accezioni, da quello del suo fondatore Siddharta, fino alle varie scuole che si crearono in seguito: al Ch’an cinese e al Buddismo Zen.
Dopo le riflessioni introduttive, Montanari mette a confronto alcuni celebri passi del Vangelo con alcuni testi tramandati dai m&ælig;stri Zen e ne escono incredibili analogie e alcune diversità, ma non c’è dubbio che il Cristianesimo originario, spesso dimenticato o travisato dalla Chiesa Cattolica, non è così lontano dall’insegnamento dei m&ælig;stri buddisti, tanto che a metà del Cinquecento, quando i Portoghesi cattolici cominciarono a predicare il Vangelo ai Giapponesi, questi in un primo tempo pensarono che il Cristo di cui i missionari parlavano, fosse un m&ælig;stro buddista, da loro conosciuto sotto il nome di Kannon. Una cosa sicuramente divide i m&ælig;stri Zen da Cristo, dice Montanari: “mentre i m&ælig;stri buddhisti creano paradossi e si muovono in situazioni relazionali che spesso sconfinano apertamente nel comico, nell’umorismo, nella risata… La persona e il messaggio di Gesù sono sì salvifici , ma anche essenzialmente tragici.Il figlio di Dio non ride. E, a pensarci bene, è inimmaginabile che Dio stesso rida”:
Da leggere.