Breve storia del cioccolato /1

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1. Quando Hernan Cortez giunse in Messico, si vide offrire alla corte di Montezuma una bevanda che lo riempì di disgusto. Sconcerto tra i cortigiani aztechi: il cacahuatl o xocoatl era per loro il “nettare degli dei”, che era stato insegnato loro da Quexalcoatl. In realtà, l'avevano conosciuto grazie ai Maya, che lo coltivavano già dal 600 a.C. (e forse anche prima) ma è noto che nessun popolo ammette mai di aver avuto m&ælig;stri.
Solo i nobili e i sacerdoti potevano bere quella bevanda, che aveva qualità ricostituenti, energetiche e inebrianti. Lo offrivano agli dei, lo aromatizzavano anche con vaniglia, peperoncino e pepe, aggiungendo acqua o anche (sembra) sangue (ma solo in casi speciali) e miele. Lo preparavano travasando varie volte la bevanda e frullandola in modo da ottenere una schiuma molto apprezzata, degustandola calda o fredda. Oppure pestavano i semi fino a ottenere una pasta densa. I suoi semi erano usati come moneta.
Anche Cortez dovette ammettere le virtù della disgustosa bevanda: un solo bicchiere poteva dare sostentamento ai suoi soldati per una giornata intera!
Ma si sa: il continente è piccolo, la gente mormora… Di lì a poco, tra un genocidio e l'altro, gli spagnoli si fecero scappare il segreto: anche i portoghesi ebbero modo di scoprire le virtù del cacao e cominciarono a piantarlo nelle loro colonie.
In Europa giunse nel 1527. Sembra venisse usato soprattutto nei conventi, e i religiosi potevano prenderne anche nei periodi del digiuno, perché in quanto bevanda non rompeva appunto il digiuno.
Ci si mise ad aromatizzarlo col pepe, preferendo vaniglia, gelsomino, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, e finalmente zucchero (di canna).
Gli spagnoli erano molto gelosi di quel loro segreto, ciò nondimeno nel XVI secolo il cacao arrivò in Sicilia, che faceva parte dell'impero spagnolo, e a Modica impararono splendidamente a prepararlo. A fine '500 giunse anche in Piemonte, e poi nei primi del '600 in Toscana.
Sembra che un granduca de' Medici (credo Cosimo III) possedesse una ricetta segreta particolarmente apprezzata, che appunto prevedeva l'aggiunta di gelsomino, oltre a cannella e altri ingredienti segreti.
 

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