Ponza non è cambiata

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Per chi è tanto che non ci mette piede, una piacevole sorpresa. Per chi è un habituée, una sperimentata conferma. L’isola di Ponza non è cambiata, il suo skyline non si è modificato, non appaiono all’orizzonte ecomostri e il porto è ancora quello costruito da Francesco Carpi e Antonio Winspeare agli inizi dell’800, con le calate e le casette multicolori (ma non casuali) zeppo di pescherecci, uno diverso dall’altro e pochi yachts (i marinai della domenica con i loro mega “ferri da stiro”non si fidano del vento Levante che a volte lo investe e e lo evitano per non dare soddisfazione e materiale all’ironia dei ponzesi).
Tutta l’isola è di proprietà dei locali e nessuno vende, tanto meno ai grandi costruttori che da tempo l’hanno messa nel mirino come ideale prateria da edificarre magari sul modello della vicina costa del Circeo.
E Ponza, anche in questa stagione è una meta ideale per un turismo non modaiolo né sguaiato, per un week end di mare, romantico o di meditazione eno- gastronomica.
Ogni momento ha il suo indirizzo giusto. Al mattino la colazione più allettante si fa da Gildo, su corso Umberto, bomboloni e cornette irresistibili, o alla Pasticceria Napoletana, sullproseguimento di via Nuova. Il pane si trova al forno di via Dante, dopo la galleria sul lungomare scavata nel tufo dai romani. Per l’aperitivo, sulla passeggiata c’è l’Orestia (spriz e pizzettine napoletane calde). Per la cena, affacciato sul porto, Orestorante, pesce fresco anche se con cucina troppo creativa. Per trovare il gelataio , sempre in passeggiata, basta vedere la fila. Da non mancare il cono al gusto “Scrocchiarone”.
Durante il giorno oltre alle note spiagge e calette (da Chiaia di Luna a Frontone, a Cala Inferno), una gita imperdibile è quella a Palmarola, forse l’isola più affascinante. Una sola villa (tra palme fuori misura rispetto alle originali palme nane che si trovano solo qui) sulla baia del porto. Un guardiano dell’isola, Leone, e un solo ristorante: O’ Francese, che resiste impavido alle tentazioni di chi vorrebbe comprarlo per chiuderlo e restare unico proprietario dell’isola: tavoli all’aperto, tramonto technicolor, e una cucina semplice e saporita, pasta, pesci, di origine di Pozzuoli, che si sposa bene con la splendida baia dalla sabbia ondulata, lo sperone di roccia in cima al quale finì i suoi giorni san Silverio, papa e patrono dell’arcipelago, e le grandi pareti di roccia a canne d’organo della “cattedrale”.
E se a Ponza volete fare un’indimenticabile crociera in barca a vela con un marinaio vero, giovane quanto bravo, lupo di mare appassionato di Ponza e rispettoso del suo ambiente, chiedete in porto di Silverio Scotti (nome fin troppo comune) ma lui lo conoscono tutti . La sera lo trovate al Cantiere, (cantiereponza@gmail.com ) dell’Associazione Velica Marineria Ponzese, locale con musica dal vivo, officina di mostre, incontri, performance ed installazioni, in uno spazio realizzato con materiali riciclati) o meglio della barca Il Grande Zot, una Sciarrelli d’acciaio di 11 metri color vinaccia, con una bella storia alle spalle, completamente rimessa a nuovo da Silverio con allegra passione.

 

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