Il tema, “il corpo che siamo” era al tempo stesso difficile e di grande attualità: nessuna cultura al mondo accetta il corpo così com’è: in ogni p&ælig;se il corpo viene disegnato, inciso, scolpito, tatuato, modellato. I motivi sono i più vari: cultura, moda, arte, patologia… Come se ovunque l’uomo volesse stabilire il suo distacco dalla natura e utilizzando il corpo come una pagina bianca , e ogni società volesse scriverci sopra il proprio marchio, la propria storia e in fondo la propria identità.
Ebbene la seconda edizione del festival di antropologia del contemporanea, appena conclusa a Pistoia, I dialoghi sull’uomo ideato e diretto da Giulia Cogoli è stato un clamoroso successo di spettatori- ascoltatori che ha superato i già notevoli numeri dell’anno scorso. Dalle 9 mila presenze si è passati alle 11 mila persone che nei giorni scorsi hanno invaso le piazze e le sale del centro storico della città toscana, provocando il tutto esaurito per le conferenze di sociologi, antropologi, filosofi, scienziati stranieri e italiani come Umberto Galimberti, o le letture dell’attore Toni Servillo dei passi di Tristi Tropici di Claude Levi-Strauss. I visitatori italiani e stranieri ne hanno approfittato per scoprire una piccola perla ancora poco conosciuta se non per i suoi vivai , come meta turistica pure a pochi km da Firenze: il duomo con le ceramiche di della Robbia, il battistero, il museo del concittatino Marino Marini, le piazze medievali di Santo Spirito del Duomo con panoramici caffè e tavolini all’aperto come Michi, il mercatino delle erbe, empori d’epoca, intatte botteghe tra vicolo dei Fuggiti e via Abbi Pazienza, bar e trattorie familiari che servono piatti locali come la zuppetta di cereali Vecchia Pistoia e alberghetti d’antan come Al Leon Bianco. Insomma una meta ideale per un weekend slow che coniuga cultura relax e buon gusto.